La rabbia dei Familiari delle vittime “Sono stati uccisi due volte”

La Quinta sezione del tribunale ha scagionato gli ex dirigenti accusati in relazione ai 28 operai degli stabilimenti milanesi morti o gravemente ammalati.
Il giudice della Vᵃ sezione penale del Tribunale Annamaria Gatto si è pronunciata poco prima delle 14.00 di oggi, 19 dicembre decidendo per l’assoluzione con formula piena dei nove ex manager di Pirelli accusati a Milano di omicidio colposo e lesioni gravissime per i 28 casi di operai morti o ammalati a causa dell’amianto, dopo aver lavorato negli stabilimenti milanesi dell’azienda tra gli anni ’70 e ’80.
I familiari delle vittime presenti in aula hanno protestato urlando “Vergogna” mostrando uno striscione con la scritta: “Gli operai sono stati uccisi due volte, dai padroni e dai giudici”.
Quello che è arrivato a sentenza oggi è il processo bis frutto di un secondo filone dell’inchiesta sulle morti da amianto Il primo troncone del processo, dopo la condanna in primo grado degli imputati, si era concluso in appello con un’altra assoluzione per undici ex manager dell’azienda.
Il pm Maurizio Ascione aveva chiesto condanne a pene comprese tra i 4 anni e mezzo e i 9 anni di reclusione per sei ex dirigenti Pirelli. In particolare, aveva sollecitato le condanne per Ludovico Grandi e Gianfranco Bellingeri, amministratori delegati della Pirelli negli anni ’80, rispettivamente a 9 anni e a 6 anni di carcere. Chiesta la condanna anche di Guido Veronesi (5 anni e 6 mesi), fratello dell’oncologo ed ex ministro Umberto e anche lui deceduto nel frattempo, di Piero Giorgio Sierra (7 anni), ex presidente dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, di Omar Liberati (5 anni e 6 mesi), di Gavino Manca (4 anni e 6 mesi) e di Armando Moroni (4 anni e 6 mesi). Il pm aveva invece chiesto l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato” di altri tre ex dirigenti – Roberto Picco, Gabriele Battaglioli e Carlo Pedone – che ricoprirono un ruolo ai vertici di Pirelli per un arco limitato di tempo.