
“Il saluto più caro e cordiale a tutti voi: vi ringrazio per la partecipazione a questa celebrazione della Giornata Regionale dedicata ai mutilati ed invalidi del lavoro che Anmil ha voluto organizzare proprio a Vigliano Biellese.
Malgrado le norme siano sempre più attente a tutelare i lavoratori, troppo spesso ancora oggi si verificano gravi incidenti ed infortuni sul lavoro, in un momento in cui la ricerca di un impiego è faticosa e mantenere il proprio posto, per chi ne ha uno, deve assolutamente coniugarsi con i principi della sicurezza, della salute, del benessere.
Le condizioni di lavoro devono preservare la salute delle persone, non possono in alcun modo porsi in contrasto o sottovalutare la sicurezza. Non esiste dignità senza sicurezza, non c’è stipendio che valga il rischio di una vita. Una cultura nazionale della salute e della sicurezza sul lavoro significa: «una cultura nella quale venga rispettato il diritto a un ambiente di lavoro sicuro e salubre a tutti i livelli; nella quale governi, datori di lavoro e lavoratori si impegnino attivamente nel definire i diritti, le responsabilità e i compiti di ognuno; e nella quale venga accordata la massima priorità al principio di prevenzione».
Il teatro che ci ospita, a partire dal suo nome e nella sua storia, ci ricorda uno stabilimento, quello della Pettinatura Italiana, che ha rappresentato per Vigliano e per tutto il territorio locale, molto più di una fabbrica. Proprio a pochi metri da qui, sedici anni fa, si consumava la tragedia sul lavoro più grave mai avvenuta in una fabbrica biellese, in cui abbiamo perso le giovani vite di Carlo Coletta di Ponderano, Renzo Triban di Candelo e Graziano Roccato di Valdengo e in cui rimasero indelebilmente segnate le vite di Marco Debernardi, Marco Falla, Donatello Coletta, Pasquale Carà, Damiano Chiesa ed Antonio Mosca.
Un dramma profondo, la cui forza devastante ha azzerato le speranze e la fiducia nel futuro di tutti coloro che, coinvolti a vario titolo in questo dramma, si sono ritrovati senza lavoro, senza salute, senza punti di riferimento. Il lavoro, per tutti loro, è diventato sinonimo di morte, di lutto, di disperazione.
Ed invece proprio grazie al lavoro, ci è riconosciuta una funzione, un ruolo nella società; il lavoro rappresenta la sicurezza, la fonte di sostentamento per la persona e consente di assicurare alla famiglia quel benessere cui tutti tendiamo; proprio il lavoro è tanto ricercato, e per tanti – soprattutto giovani ma non solo – è purtroppo invece soltanto agognato in questi tempi difficili in cui proprio la sua mancanza non consente di costruire il proprio futuro, di progettare l’acquisto di una casa in cui fare crescere una famiglia.
In questi ultimi anni, il nostro paese si è dotato di una legislazione moderna e uniforme sul territorio nazionale, con l’obiettivo di ridurre gli infortuni sul lavoro, nella consapevolezza che quei numeri rappresentano vite umane e la salute delle persone. I lavoratori sono sempre più consapevoli di avere il diritto ad un luogo di lavoro rispettoso delle norme; il datore di lavoro ha il dovere di considerare la salute e la sicurezza del lavoratore non meno importante della produzione, di valutare il rischio e prevenirlo con soggetti e strutture di supporto, senza eccezioni o ritardi.
Tutto ciò non può e non deve essere teoria, ma deve diventare prassi quotidiana, perché solo così potremo davvero dare un senso alla giornata regionale di Anmil che celebriamo oggi ed al ricordo di persone la cui esistenza è stata così duramente e ingiustamente travolta. E’ un dovere morale nei loro confronti, oltre che la precisa risposta ad adempimenti normativi, tenere alta questa attenzione e lavorare ogni giorno affinché la prevenzione operi nel contenimento e nella riduzione dei rischi che ciascuna mansione lavorativa comporta.